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L’intelligenza artificiale: occasione o minaccia?

di ALESSANDRO MANFRIDI

L’Auxilium apre un percorso interdisciplinare sulla sfida e sull’opportunità che la AI fornisce al mondo dell’Educazione

dicembre 2023

Il 17 novembre rimbalza in tutto il mondo la notizia che il consiglio di amministrazione di OpenAI, società californiana apripista mondiale nel campo dell’intelligenza artificiale generativa, avrebbe licenziato il CEO Sam Altman, inventore del rivoluzionario sistema ChatGPT.

https://www.ilsole24ore.com/art/open-ai-mira-murati-sara-ceo-ad-interim-AFnaKTgB

La Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilum aveva da tempo programmato  il percorso interdisciplinare per l’anno accademico 2023-24 sull’AI (artificial intelligence).

https://www.pfse-auxilium.org/it/notizie/19-09-2023/intelligenza-artificiale-ed-educazione-corso-interdisciplinare-2023/roma

Nel frattempo la notizia di un nuovo movimento religioso che sostituirebbe Dio con un culto indirizzato all’intelligenza artificiale https://www.hwupgrade.it/news/web/rinasce-la-chiesa-dell-ai-e-conta-migliaia-di-fedeli-robot-venerati-come-divinita_122105.html  dovrebbe farci riflettere. Non tanto per la proposta in sé – trattandosi di un movimento ancora poco incisivo quanto al numero degli adepti – quanto per le implicazioni sociali, sociologiche, culturali e valoriali: forse l’uomo già da tempo ha sostituito Dio e le Religioni con altri idoli a cui indirizzare mente, cuore, forze, tempo e risorse. L’AI è solo l’ultima tra questi, anche se può “scalare le classifiche” e conquistare sempre più adesioni.

Sabato 18 è stato realizzato all’Auxilium il primo incontro del corso, dal titolo L’intelligenza artificiale: un copilota per la progettazione didattica

Introduce i lavori uno dei membri della Commissione scientifica del percorso interdisciplinare, il professor Michele Kettmajer, autore e designer di cultura e innovazione digitale, docente di Etica del digitale all’Università Cattolica di Benguela (Angola), precursore e fondatore di  webtv in Italia.

L’iniziativa di Auxilium si propone come uno sviluppo prezioso delle potenzialità fornite dall’AI, in prospettiva della promozione dei percorsi educativi e didattici. Lo stesso Don Bosco fece partire le tipografie non tanto per contrastare la stampa laica, quanto perché voleva che i suoi ragazzi sapessero come affrontare la tecnologia. La settimana scorsa Elon Musk ha presentato una sua società che impianta i chip nel cervello, ha già oltre trentamila adesioni volontarie. Questo chip permette di muovere gli arti, nel futuro permetterà di essere felici. Il chip costa solo diecimila euro. Nei prossimi dieci anni verranno persi trecento milioni di posti di lavoro secondo le stime. Negli USA i giudici fanno già delle sentenze utilizzando la AI. La polizia di Amsterdam cataloga i ragazzi e l’AI utilizza i dati scolastici. Sono le aziende che devono fare profit a imporre dove deve andare l’AI: oggi Microsoft utilizza una AI potente 10 volte di più rispetto a quelle utilizzate dagli utenti.

La professoressa Susanna Sancassani del Centro Politecnico di Milano, esperta di interazione tra tecnologia e apprendimento, Responsabile del Centro METID, il servizio di Metodi e Tecnologie Innovative per la Didattica, svolge la relazione sul tema dell’incontro.

Proviamo ad entrare in questo mondo in cui la AI incrocia la didattica.

Intelligenza artificiale: una catastrofe? Dal punto di vista etimologico è realmente uno stravolgimento improvviso, con una discontinuità profonda.

Fine del monopolio umano sull’uso efficace del linguaggio. ChatGPT ora consente di inserire immagini e ne inserisce essa stessa.

Fine della connessione tra fonte e contenuto, perché le informazioni vengono da varie fonti.

La metafora dell’albero della conoscenza intesa come ramificazione delle conoscenze si perde completamente per essere sostenuta dalla metafora della grande rete connettiva sotterranea del bosco.

Sillogismi validi “da sempre” diventano fallaci: fino a ieri si riteneva che tutte le entità in grado di comprendere il linguaggio fossero in grado di usarlo correttamente. Viceversa, la padronanza del linguaggio per la AI non ha nulla a che fare con la comprensione del linguaggio (cfr. La stanza cinese di Searle).

Siamo di fronte a un salto evolutivo nelle logiche di organizzazione della conoscenza.

Quali obiettivi educativi?

I miei studenti cosa devono sapere di diverso o di più per muoversi in questo contesto?

Bisogni indotti in modo diretto: saper progettare e usare sistemi AI. Abilità di identificare, raccogliere, selezionare, organizzare dati sia fisici che digitali per l’AI training nei domini culturali specifici. Per costruire il set di dati bisogna che ci lavorino degli esperti.

Una competenza importante: posso utilizzare l’AI per il mio lavoro specifico?

Se voglio chieder a chat GPT di aiutarmi a programmare la didattica devo raccontargliela traducendola nel suo linguaggio e dandogli le giuste informazioni. Quando ricevo un output dall’AI devo saper utilizzare l’output per agire.

Il tema dell’agire in modo trasformativo sulla realtà stessa.

Bisogni indotti in modo indiretto: contromisure per ridurre i rischi di “effetti collaterali” in un mondo Al_based.

Un testo scritto a mano, un testo scritto computer based o un testo scritto con l’AI è diverso a partire dal mezzo.

Apprendimento, insegnamento, istituzione. Questo strumento è ancora gratuito.

Altro filone prezioso: trans-disciplinarietà. L’AI attinge a varie discipline nel rispondere a i nostri input e immette i nostri lavori dunque in discipline diverse, connesse nell’unica tematica affrontata.

La bellezza di quella biblioteca che parla con me è che non si preoccupa, per rispondere ad una domanda, di dover prendere dal reparto di letteratura o altro ma lavora in una dimensione transdisciplinare.

La realtà ci viene incontro tutta insieme, non divisa per discipline. L’AI ci offre questa grande opportunità di portare nelle nostre aule l’interdisciplinarietà.

Esempi: Guernica e la legge di Ohm. Agopuntura e urbanistica. Rivoluzione e calcolo integrale.

Di fronte a queste possibilità bisogna spingere i nostri studenti a sfruttare queste opportunità.

L’AI fa tre cose: un’analisi descrittiva delle situazioni, l’offerta di due possibilità per capire ed immaginare il futuro: fa delle analisi prescrittive; fa delle analisi predittive.

Chiudo con una mia personale considerazione. Proprio il giorno prima, le diocesi di Porto-Santa Rufina e Civitavecchia-Tarquinia avevano organizzato un convegno sulle dipendenze e il disagio giovanile.

La mattina successiva ci siamo entusiasmiati per le possibilità enormi offerte dalla nuova frontiera dell’AI, che trova nel chatbot ChatGPT un moderno Aeropago denso di prospettive.

Contemporaneamente, migliaia di giovani della nostra società vivono ai margini della vita sociale e delle possibilità culturali e lavorative presenti e future, rese oggi potenzialmente esponenziali dall’AI.

Ancora: come un amico sacerdote missionario in Benin mi testimoniava, nella scuola fondata dalla sua parrocchia si lavora tutt’oggi con la lavagna e i gessetti. Per questi ragazzi possedere un PC significa essere una persona “ricca”, nessuno di loro può permettersi questo.

La mia domanda sorge dunque spontanea: la AI potrà essere una innovazione preziosa che aiuterà a migliorare le condizioni di vita degli uomini? O le sue enormi potenzialità verranno sfruttate solo dalle aziende che fanno profitti a vantaggio di pochi e a danno di molti, così come ben illustrava profeticamente nella sua “Lettera a don Piero” don Milani ormai settanta anni fa?

Per le suore di Maria Ausiliatrice e per la Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium  l’intenzione è certa. Come fece don Bosco con le tipografie, così, oggi, questo percorso interdisciplinare vuole essere un primo passo per aiutare i giovani, e tra loro i più svantaggiati, ad avere strumenti per padroneggiare la nuova frontiera dell’AI.

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