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Costruttori di ponti

VITTIME COLLATERALI

La guerra è sempre una sconfitta, per tutti. Ma chi la conduce ritiene sia un “male necessario”

di Alessandro Manfridi

Che cosa accomuna il magistero sociale di Papa Francesco, il segretario dell’ONU Antonio Guterres e gli interventi che si sono succeduti sul palco di piazza San Giovanni nella manifestazione “La via Maestra” , tenuta con un richiamo alla Costituzione il 7 ottobre?

Durante l’incontro del Consiglio di sicurezza del 31 ottobre l’ambasciatore israeliano, Gilad Erdan, si è appuntato sulla giacca blu una stella di gialla sul petto come azione dimostrativa contro il Consiglio stesso che non ha ancora apertamente condannato Hamas.

I dati aggiornati al 29 ottobre sono questi: gli attacchi del 7 ottobre hanno provocato 1135 vittime israeliane (312 militari e 823 civili). Le vittime a Gaza sarebbero arrivate a 8005, di cui il 67% sarebbero donne e bambini.  https://www.infodata.ilsole24ore.com/2023/10/30/le-vittime-del-conflitto-nella-striscia-di-gaza-aggiornamento-al-29-ottobre/?refresh_ce=1

Ripercorriamo i passaggi dell’ultima settimana.

Con un discorso tenuto il 24 ottobre al Consiglio di sicurezza dele Nazioni Unite https://unric.org/it/segretario-generale-osservazioni-consiglio-di-sicurezza-medio-oriente/

il segretario generale, Antonio Guterres, pur ribadendo che non si possono giustificare gli orribili e inauditi atti di terrore compiuti da Hamas il 7 ottobre e la priorità del rilascio degli ostaggi, invita a considerare come 

“gli attacchi di Hamas non sono avvenuti nel vuoto, perché il popolo palestinese è stato sottoposto a 56 anni di soffocante occupazione […]Dobbiamo chiedere a tutte le parti in causa di sostenere e rispettare gli obblighi derivanti dal diritto umanitario internazionale; di prestare costante attenzione, nella conduzione delle operazioni militari, a risparmiare i civili; di rispettare e proteggere gli ospedali e di rispettare l’inviolabilità delle strutture delle Nazioni Unite che oggi ospitano più di 600.000 palestinesi. L’incessante bombardamento di Gaza da parte delle forze israeliane, il livello di vittime civili e la distruzione di quartieri continuano a crescere e sono profondamente allarmanti. Piango e onoro le decine di colleghi dell’ONU che lavorano per l’UNRWA – purtroppo almeno 35 – uccisi nei bombardamenti su Gaza nelle ultime due settimane. Proteggere i civili non significa ordinare a più di un milione di persone di evacuare a sud, dove non ci sono ripari, cibo, acqua, medicine e carburante, e poi continuare a bombardare il sud stesso. Sono profondamente preoccupato per le chiare violazioni del diritto umanitario internazionale a cui stiamo assistendo a Gaza. Voglio essere chiaro: nessuna parte di un conflitto armato è al di sopra del diritto internazionale umanitario.”

Secondo alcuni analisti, purtroppo, Israele avrebbe violato oltre settanta risoluzioni delle Nazioni Unite dal 1951 ad oggi. Certo, secondo il diritto internazionale, quel che propone l’ONU non è vincolante se non ratificato dalle nazioni interessate.

Le reazioni da parte di Israele non si sono fatte attendere: il  ministro degli Esteri Eli Cohen, presente a New York, ha rifiutato di incontrare Guterres dopo il suo discorso, mentre l’ambasciatore israeliano Gilad Erdan ne ha invocato le dimissioni immediate.  Lo stesso ha poi affermato che il suo Paese negherà il visto di ingresso ai funzionari delle Nazioni Unite dopo l’intervento al Palazzo di Vetro.

Pare che l’intervento del Segretario Generale, critico verso tutte le parti in campo e preoccupato di ulteriori funesti sviluppi della crisi in Medio Oriente, abbiano avuto come effetto l’accusa mossa verso di lui quasi quale un simpatizzante delle posizioni palestinesi, fin a giustificare in qualche maniera il terrorismo.

Niente di nuovo. Anche Giovanni XXIII fu accusato di essere filosovietico con la sua azione a favore della distensione tra i due blocchi, non solo dopo la soluzione della crisi di Cuba ma anche per il suo incontro con la figlia di KruscIov. Oggi la sua PACEM IN TERRIS https://www.vatican.va/content/john-xxiii/it/encyclicals/documents/hf_j-xxiii_enc_11041963_pacem.html andrebbe riletta e approfondita.

Lo stesso può dirsi per tutti coloro che sono critici verso la gestione bellica del conflitto in Ucraina, che si sono riuniti a giugno alla conferenza internazionale a Vienna e poi in oltre 200mila a Roma e in altre capitali europee il 7 ottobre. Dal palco di piazza San Giovanni tutti hanno condannato unanimemente l’azione di Hamas, le cui notizie arrivavano in tempo reale ai relatori; al tempo stesso, hanno ribadito come sia necessario promuovere un negoziato per la cessazione del conflitto anche in Ucraina e che la via del delle armi ad oltranza non solo non risolve le varie crisi ma può solo peggiorarne le conseguenze.

Il 26 ottobre, poi, visti i quattro incontri non efficaci tenuti nel Consiglio di sicurezza, è stata votata all’Assemblea Generale dell’ONU una risoluzione predisposta dalla Giordania e proposta da 47 Stati che chiedono il cessate il fuoco a Gaza https://www.youtube.com/live/W9wAZVTlAZM?si=NHXIQ6SsFedkIEZn . Il documento non è vincolante. È stato approvato da 120 paesi, 14 sono stati contrari e 45 si sono astenuti, fra questi l’Italia.

Le motivazioni italiane all’astensione sono dovute a tre elementi: la mancanza nella risoluzione di una condanna inequivocabile verso Hamas come responsabile dell’attuale conflitto, il riconoscimento del legittimo diritto all’autodifesa da parte di Israele e l’imperativo categorico al rilascio incondizionato degli ostaggi https://www.onuitalia.com/2023/10/27/assemblea-generale-adotta-risoluzione-per-cessate-il-fuoco-a-gaza-litalia-si-astiene/

La risoluzione A/ES-10/L.25 https://digitallibrary.un.org/record/4025113?ln=en , dopo aver richiamato tredici risoluzioni prodotte dal Consiglio di Sicurezza dal 1967 al 2016 sulla questione palestinese, condanna “tutti gli atti di violenza contro i civili palestinesi e israeliani, compresi tutti gli atti di terrorismo e gli attacchi indiscriminati, nonché tutti gli atti di provocazione, incitamento e distruzione […] Chiede il rilascio immediato e incondizionato di tutti i civili tenuti illegalmente prigionieri, chiedendone la sicurezza, il benessere e un trattamento umano nel rispetto del diritto internazionale”, chiede una tregua immeditata e duratura delle ostilità, “Richiede inoltre la fornitura immediata, continua, sufficiente e senza ostacoli di beni e servizi essenziali ai civili in tutta la Striscia di Gaza, inclusi ma non limitati a acqua, cibo, forniture mediche, carburante ed elettricità, sottolineando l’imperativo, ai sensi del diritto umanitario internazionale, di garantire che i civili non siano privati dei beni indispensabili alla loro sopravvivenza […] Riafferma che una soluzione giusta e duratura al conflitto israelo-palestinese può essere raggiunta solo con mezzi pacifici, sulla base delle pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite e in conformità con il diritto internazionale, e sulla base della soluzione a due Stati”.

Particolarmente, la risoluzione si oppone fermamente alle indicazioni di Israele che chiede ai palestinesi di spostarsi nella zona Sud di Gaza.

È evidente la contrapposizione tra Israele e l’ONU.

E il magistero del vescovo di Roma? Oramai da tempo egli parla di “terza guerra mondiale a pezzi”, di diritti umani per gli immigrati, di globalizzazione dell’indifferenza, di attenzione alla “casa comune”.

Perché il suo magistero, considerato autorevole e corrispondente a problemi reali, è generalmente rispettato ma di fatto non accolto da scelte concrete dalle Nazioni?

Forse il suo “essere innocuo” è dovuto alla scelta precisa di denunciare i mali che opprimono le odierne società, senza spingersi a “fare nomi e cognomi” di chi ha responsabilità precise di fronte a questi mali stessi.

Può tornare prezioso riascoltare quell’intervento di don Tonino Bello alla assemblea dei “Beati i costruttori di pace” a Verona nel 1989 https://youtu.be/jHHPNE7WG5I?si=7V89ONwExPpWvz5-  . Oggi tutti sono concordi nel ritenere che la pace sia un bene a cui aspirare. Ma se iniziamo a capire che per costruire la pace è necessario, come ci chiede il profeta Isaia, per il quale giustizia e pace sono un binomio inscindibile, combattere tutte le dinamiche di ingiustizia sociale, a livello nazionale e internazionale, questo ci costringerà a analizzare e dire la verità sulle cause di guerre, fame, sfruttamento delle risorse, violazione sistematica su scala mondiale dei diritti umani.

Purtroppo la mancanza di pace e di giustizia miete vittime innocenti a più riprese. La crisi in Terra Santa ne è solo un ulteriore e drammatico capitolo.

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