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IL TRAM PASSA E LA VITA SI RINNOVA

20 Marzo 2020

Pubblicato su https://www.glistatigenerali.com/letteratura_relazioni/il-tram-passa-e-la-vita-si-rinnova/

https://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/pretisposati/dibattito_1585419832.htm

Recensione del romanzo “Il tram di Fernanda” di Gino Bonometti.

La metafora del viaggio ha sempre affascinato tanti scrittori e la categoria stessa del viaggio è foriera di considerazioni che investono il significato stesso dell’esistenza umana, nel pensiero filosofico e in quello religioso: “la vita è un cammino”, “è un pellegrinaggio”, il senso dell’umana esistenza sta proprio nella condizione dell’”homo viator”.

Naturalmente il Tram non rappresenta il mezzo di un cammino che porti a mete di media e lunga distanza.

Non un aereo. Non una nave. Non un treno. Non un pullman GT, un’automobile. Ma un mezzo urbano, dedicato ai collegamenti cittadini.

Un mezzo di trasporto, un luogo di vita, la fedeltà dell’appuntamento con un mezzo che è al servizio delle necessità di chi lo utilizza nei vari tragitti, di svago, di servizio ma, soprattutto, di lavoro e di vita quotidiana.

Questo però non è “un tram”. È “IL tram”. Precisamente “IL TRAM DI FERNANDA”.

Perché la protagonista del nostro romanzo è lei. E “il suo tram” diventa la metafora della sua vita, di quella fermata alla quale devi salire e dalla quale puoi ripartire per ridare una direzione nuova alla tua vita.

Gino Bonometti ci descrive, quasi con lo stratagemma delle “scatole cinesi”, il dipanarsi di un’esistenza che, da un vissuto, a una crisi, ad una situazione che sembra di impasse, si apre improvvisamente a nuove prospettive, a una nuova freschezza, ad un nuovo entusiasmo, ad una vita che merita una nuova possibilità di sviluppo e di fioritura.

Le prove che la nostra protagonista si trova a dover affrontare non fanno altro che esaltarne i tratti del carattere volitivo, determinato, mai domo, pur nelle sofferenze e nelle criticità che dovrà affrontare.

Fernanda diventa un esempio e una possibilità, lei donna, lei madre, icona di tutte le donne e le madri che si trovano a doversi “reinventare” una vita.

Dalle prime battute il racconto si fa gradevole, coinvolgente, convincente. Il lettore viene condotto dall’autore a farsi spettatore della vita e delle vicissitudini di questa donna, e la sente subito “vicina”, per la sua umanità, per le sue paure, per i suoi aneliti.

A metà del racconto, entrerà in scena l’altro protagonista, quest’uomo “misterioso”, il cui segreto si disvelerà nel corso del racconto.

Il romanzo dunque, partendo e sviluppandosi sul filo dei sentimenti, delle aspettative, delle dinamiche del desiderio e del cuore, unite alla componente delle tante domande che lo sviluppo di una vicenda di vita pone alla mente umana, arriva a condurre il lettore ad un confronto con alcuni interrogativi legati alla vicenda storica della categoria di persone che il nostro secondo protagonista rappresenta: un insegnante, un educatore di coscienze ma, prima di tutto, un uomo maturo, saldo nei suoi principi e nelle sue idee, che le vicende della vita hanno condotto ad un punto cruciale: quello di una scelta.

Da un lato la dignità, il sentimento, il desiderio di ricostruirsi e scommettere su una nuova stagione.

Dall’altro il peso di certe “Strutture” che vivono ripiegate solo su sé stesse e che possono essere riconosciute sia nella contingenza storica di tutta la categoria che il nostro protagonista rappresenta sia in un’attualizzazione che vada ancora oltre, individuando i contorni di questo confronto come propri di tutti coloro che lottano per gridare il proprio diritto a libertà contro la logica della “Struttura” che sacrifica nel nome di presupposte motivazioni e di dichiarati ideali la vita stessa dei suoi adepti.

La lettura del racconto porterà dunque il lettore a salutari e rinnovate riflessioni.

Ogni vita merita di essere non solo vissuta ma ripresa nei momenti nodali e condotta a nuove fioriture attraverso scelte mature e coerenti.

E quel tram sarà sempre lì, a passare e a darci l’occasione di una nuova corsa, perché non siamo ancora al capolinea.

Alessandro Manfridi 21.07.2019

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